Dopoguerra
- preoccupatevi, fratelli
- per chi si culla sul vetro calato;
- un solco sul cuore – la svelta
- corsa per l’arsura;
- e le grida,
- discorsi sereni e pacati
- non ebbero fibra tenera.
- Toccheremo le ossa
- baciarono il magro del terreno
- chiamando in causa
- un fil di ferro
- ed una vigilia
- ultima – di silente lucore.
- Viaggeremo stretti
- durante la resistenza
- in questa vaga fonte carsica
- imprigionati dentro
- senz’altro volere
- che nella mente sogni il Gòlgota
- è una gita sul lago del mondo
- che qua passa in un soffio
- una mossa veloce di dita…